interviste

la voce di un Ticino in continua crescita ed evoluzione

Ignazio Cassis

Il Consigliere federale

Onorevole Consigliere federale, che anno è stato il 2021 che sta per chiudersi? Come lo definirebbe?

“Lo definirei l’anno della ripresa. Dopo un 2020 caratterizzato dalla pandemia di coronavirus, il 2021 segna il ritorno alla normalità. Ci avviamo a convivere con il virus. Le conseguenze economiche della crisi si faranno sentire ancora per qualche tempo, ma la ripresa appare globalmente robusta. Grazie al vaccino possiamo poi tornare a vivere quasi normalmente, anche se la minaccia di una nuova ondata tra i non vaccinati resta presente e richiede quindi ancora prudenza, per evitare il sovraccarico ospedaliero. L’uso del certificato COVID resta per ora necessario, ma spero che il livello di immunizzazione (vaccinazione + infezione) possa rapidamente aumentare per eliminare anche questi ultimi ostacoli. Vedo poi che altri temi tornano a interessare l’opinione pubblica: un ulteriore segnale che stiamo lentamente lasciandoci alle spalle la pandemia”.

Un momento sicuramente non facile anche per gli imprenditori. C’è un messaggio che vuole trasmettere per infondere coraggio?

“Vorrei invitare gli imprenditori a sfruttare la crisi per verificare lo stato di salute della loro impresa. Incoraggiarli a percorrere nuove vie e a innovare. “Never waste a good crisis” – diceva Churchill! Vorrei anche ringraziare imprenditori e dipendenti che hanno stretto i denti e fatto il necessario per superare la crisi. Una lode particolare infine a quegli imprenditori che avevano accantonato riserve per situazioni di crisi; oggi molti di essi escono rafforzati dalla pandemia. La Confederazione ha immesso liquidità dapprima e crediti generosi poi. Ciò era giusto e necessario, ma ora i rubinetti si stanno chiudendo e bisogna tornare a un’economia di mercato. Il debito pubblico è cresciuto di un terzo, da 100 a 130 miliardi di franchi circa. Calcolando che ci sono circa quattro grandi crisi per secolo, bisogna risanare la situazione nei prossimi 20-25 anni. Il Consiglio federale e i Cantoni ci stanno lavorando”.

C’è un motto in cui crede particolarmente e che sente proprio?

“Libertà e responsabilità. Non esiste la prima senza la seconda, né la seconda senza la prima. La libertà in una società caratterizzata dalla diversità di lingue, culture e pensieri non è tuttavia assoluta, ma deve tener conto della pluralità. Ogni regione linguistica, ogni Cantone, ha le sue peculiarità e la convivenza pacifica richiede tolleranza e rispetto. La pandemia ha messo a dura prova queste virtù”.

Torna spesso in Ticino? Quando è lontano, cosa le manca di più?

“Torno a casa quasi ogni settimana, come fanno i miei colleghi di Governo, anche se per me il viaggio è un po’ più lungo. Però mi fa bene vivere le mie radici e la mia terra, dopo una settimana a Berna o in giro per il mondo. Ritrovo la mia identità e mi oriento meglio nei complessi meandri della politica”.

Auspici per il 2022?

“Che ogni cittadino guardi con rinnovato ottimismo al futuro. Che alle lamentele si preferisca l’azione. Vorrei anche ricordare la fortuna che abbiamo di vivere in Svizzera – me ne rendo conto viaggiando nei vari continenti e osservando quanta insicurezza, violenza e povertà esiste. Se il Parlamento lo vorrà, nel 2022 sarò poi Presidente della Confederazione. Vorrei dedicare quest’alta carica alle lingue minoritarie, alla pluralità e all’innovazione nel nostro Paese”.

Pubblicazione articolo: INFO pmi Gold Edition – dicembre 2021