interviste

la voce di un Ticino in continua crescita ed evoluzione

Avv. Simona Genini

LL.M. International Tax Law

La sua professione la mette in contatto soprattutto con tematiche fiscali. Quali sono, sulla base della sua esperienza i principali pregi e i maggiori difetti del sistema fiscale ticinese?

Se nella fiscalità delle imprese sono stati fatti chiari passi avanti a seguito della riforma federale che ha abolito gli statuti speciali cantonali, ben diversa è la situazione per le persone fisiche. In questo ambito il Ticino è infatti fermo al 1976, anno di introduzione della «nuova» Legge tributaria. Le regole sono praticamente le stesse da quasi 50 anni, con qualche eccezione solo nel settore delle deduzioni sociali. Le deduzioni sociali sono indubbiamente un “pregio” del nostro sistema fiscale, considerato come queste sono le più elevate a livello nazionale. Se vogliamo citare i difetti più rilevanti direi le aliquote troppo alte per redditi elevati e patrimoni consistenti.

Si parla spesso di concorrenza fiscale intercantonale. Come è messo il Ticino? Cosa dovrebbe fare, secondo lei?

A mio giudizio una delle riforme più urgenti è quella di ridurre le aliquote sui prelievi in capitale delle casse pensioni. Basti pensare che se un ticinese alcuni anni prima di andare in pensione si sposta nel Canton Grigioni e preleva il capitale della previdenza al momento della scadenza paga meno della metà di quello che pagherebbe in Ticino.  Parlando sempre della sola concorrenza con i Grigioni non posso non citare che le imposte di successione per i concubini lì sono state abolite, mentre da noi rappresentano un problema irrisolto (le aliquote sono al massimo). La società cambia e la fiscalità si dovrebbe adeguare.

Ridurre le imposte ai redditi più elevati però, secondo alcuni, sarebbe un regalo alle persone più facoltose e priverebbe lo Stato di risorse importanti per fare fronte ai suoi compiti. Cosa risponde?

Ho sempre sostenuto, ma altri prima di me e penso ad esempio al Prof. Marco Bernasconi, che un eccessivo prelievo per gli alti redditi comporta la fuga di contribuenti e di conseguenza una perdita di gettito con un conseguente problema per il finanziamento dello Stato sociale e dell’istruzione. Se si leggono i consuntivi dello Stato i maggiori costi sono proprio in questi due settori, finanziati appunto con i prelievi fiscali.

In fondo, un modo semplice per poter ridurre il prelievo fiscale consisterebbe nel diminuire la spesa pubblica. Che, però, continua a crescere. Dunque?

Non è automatico dire che la riduzione di prelievo fiscale equivalga a minor gettito. Come detto se, a causa di aliquote elevate, dei contribuenti lasciano il territorio, una maggior attrattività potrebbe condurre nuovi contribuenti a prendere residenza nel nostro Cantone. L’autorità politica deve comunque controllare la spesa pubblica e nel limite del possibile contenerne la crescita.

Si parla spesso di semplificare i rapporti tra il cittadino e lo Stato. A livello fiscale cosa si potrebbe fare?

Le discussioni in corso sul tema della tassazione individuale possono portare come risultato a una semplificazione della tassazione sul reddito e sostanza, occorre però che di pari passo venga ridotta la “giungla delle deduzioni”, poco trasparenti e comprensibili per il cittadino contribuente.

Per le regioni periferiche come il Malcantone c’è secondo lei qualcosa che, a livello fiscale, potrebbe avvantaggiarle per rapporto alle zone economicamente più forti del Cantone?  

Potrebbe essere pensabile un rafforzamento del sistema perequativo che permetta ai Comuni delle zone periferiche di ridurre in modo importante i moltiplicatori d’imposta per le persone giuridiche (e eventualmente anche per le persone fisiche in ottica di freno allo spopolamento, rispettivamente incentivo al “ripopolamento”). Questa soluzione sarebbe possibile perché l’ultima riforma fiscale cantonale concede ai Comuni – a partire dal 1. gennaio 2025 – la facoltà di diversificare il prelievo fiscale tra persone fisiche e persone giuridiche in parallelo alla riduzione già prevista dell’aliquota cantonale. In “periferia” potrebbero insediarsi società innovative e “snelle”, che non necessitano di strutture importanti in termini di logistica e personale, ma che puntano alle nuove tecnologie e al mondo digitale. In questo senso, la necessità di dotare le regioni periferiche di un’adeguata copertura a livello di internet (fibra ottica) è un elemento indispensabile, e la politica si sta già muovendo in questo senso.

Pubblicazione articolo: INFOpmi Malcantone – febbraio 2023