interviste
la voce di un Ticino in continua crescita ed evoluzione
Michele Campana
Il Chief Operating Officer (COO) del FC Lugano ci ha gentilmente concesso questa intervista
Il 2021 è stato un anno di grandi cambiamenti per il FC Lugano. Che anno è stato fin qui?
“È stato davvero un anno complicatissimo, se guardo indietro sono successe talmente tante cose che sembra ne siano trascorsi cinque di anni da gennaio ad oggi.
Il 2021 è iniziato con la battaglia per sopravvivere alle conseguenze della pandemia da Covid-19. Non è stato facile ottenere né i prestiti per le società sportive professionistiche né i (pochi) contributi a fondo perso. Oltre a questo, l’ambiente era surreale perché al contrario di altri ambiti, gli eventi sportivi sono rimasti quasi del tutto inaccessibili al pubblico addirittura fino a fine maggio. Questo ha reso le partite di calcio snaturate ed estremamente tristi per giocatori e addetti ai lavori.
Come se non bastasse, a giugno abbiamo vissuto e subìto l’episodio della quasi cessione della società a un candidato proprietario brasiliano, situazione salvata all’ultimo momento dal coraggio dell’ex presidente Angelo Renzetti che ha ripreso in mano la situazione quando era ormai a un passo dal collasso.
Poi, dopo un paio di mesi di trattative, è finalmente arrivata la cessione a Joe Mansueto e da metà agosto in poi è iniziata una sfida molto stimolante che ha permesso all’FC Lugano di entrare in una nuova dimensione e di poter nuovamente guardare al futuro con grande fiducia.
In mezzo a tutto ciò è proseguita la lunga battaglia per il PSE e per la nostra nuova casa, fattore che, a causa del referendum, ha comportato un dispendio di tantissime energie e che ha allungato ancor di più le nostre giornate di lavoro”.
La nuova proprietà garantisce risorse e impegno a sufficienza per ipotizzare un futuro roseo…è davvero così?
“Bhè, l’intenzione della nuova proprietà è senza dubbio quello di sviluppare un progetto funzionale e ambizioso, ragionando a medio-lungo termine”.
Gestire un club di Super League equivale (con le dovute proporzioni) a gestire un’azienda. È un aspetto che i tifosi spesso dimenticano? A quante persone dà lavoro il FC Lugano in cifre?
“Assolutamente, togliamo pure ‘con le dovute proporzioni’. Siamo un’azienda vera e propria a tutti gli effetti. Basta pensare che, includendo il settore giovanile, siamo arrivati in alcuni mesi a fare 120 buste paga. Impieghiamo circa 80 persone a tempo pieno, una quarantina a tempo parziale e diversi lavoratori agli eventi partita”.
Far combaciare al meglio il tutto è il suo lavoro. Ci “svela” una sua giornata tipo?
“Quando fai questo lavoro non esistono giornate tipo. Ci sono degli impegni messi a calendario ma il resto è spesso e volentieri imprevedibile e richiede una grande flessibilità”.
Riesce a scindere bene il lato ‘tifoso’ da quello di direttore?
“Assolutamente sì, quando si inizia a lavorare nello sport si impara a rispettare chiunque lavora in questo ambito. Non esistono fondamentalmente più le rivalità. È però chiaro che i risultati aiutano: è più facile iniziare una settimana dopo una bella vittoria o pianificare il futuro mentre si combatte per le competizioni europee piuttosto che rischiando una relegazione fino all’ultima giornata di campionato come a maggio 2016”.
Pubblicazione articolo: INFO pmi Gold Edition – dicembre 2021