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Museo Vincenzo Vela, il più antico del Ticino
Il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, abilmente diretto da Gianna Mina, è uno dei fiori all’occhiello dell’offerta turistica e culturale del Mendrisiotto. Con la direttrice dell’istituto abbiamo scambiato due chiacchiere tra storia, obiettivi e il lato imprenditoriale del Museo.
Direttrice, come descriverebbe il Museo con soli tre aggettivi?
“Unico, affascinante, accogliente”.
Riesce a spiegare, in breve, cos’è contenuto all’interno di esso?
“Il Museo, un tempo abitazione, atelier e museo privato del rinomato scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-91) venne donato alla Confederazione dal figlio Spartaco e dal 1898 è aperto al pubblico come più antico museo in Ticino. È tra le più singolari case-museo dell’Ottocento europeo. Raccoglie le collezioni di modelli originali in gesso in scala monumentale dello scultore e di suo fratello Lorenzo (1812-96), come pure la quadreria del figlio Spartaco (1854-95), una eccezionale collezione di fotografie coeve, il tutto ubicato in un incantevole parco su una collina affacciata sul villaggio di Ligornetto e sulle ultime alture prima della Pianura Padana”.
Mostre, ma non solo. Quali attività svolgete all’interno del Museo?
“Negli ultimi 20 anni il Museo Vela si è distinto per un’attività di accoglienza in parte pionieristica, offrendo a ogni genere di pubblico occasioni di approfondimento “su misura”, nell’intento di avvicinare il pubblico di ogni età e di ogni provenienza a un’esperienza coinvolgente, sia dal punto di vista artistico che umano. Inoltre organizziamo concerti, spettacoli di danza, proiezioni di cinema muto sempre in sintonia con la collezione o le mostre temporanee, che proponiamo ogni anno”.
Con quali obiettivi portate avanti la stagione?
“La stagione si articola intorno a una mostra o a una ricerca scientifica riguardante le collezioni. Ci rivolgiamo a studiosi della materia e al contempo al più vasto pubblico. Senza banalizzare gli argomenti, cerchiamo di essere accessibili e soprattutto di permettere la scoperta di un luogo davvero unico nel suo genere”.
Avvicinare i giovani all’arte territoriale è una delle sfide principali?
“Lo è sempre stato, ma ora la concorrenza del digitale e dell’industria del divertimento sempre più agguerrita rende l’impresa più ardua. Inoltre troppi ingiustificati pregiudizi sui musei come luoghi polverosi ancora circolano a torto tra la popolazione. Eppure mi preme ricordare che l’esperienza vissuta in un luogo dove si incontrano passato e presente, forme espressive diverse e originali, contenuti inattesi e coinvolgenti incuriosisce giovani di ogni età, che devono semplicemente aprire la propria mente e attivare la propria sana curiosità. Basta varcare una volta la soglia di un museo e…”
Quali i lati ‘imprenditoriali’ che si celano dietro la sua attività da direttrice del museo?
“Fermo restando che, diversamente da ditte e imprese private o pubbliche, un’istituzione culturale pubblica non deve necessariamente fare utili, trattandosi di un servizio alla comunità, tra i miei compiti vi è quello di gestire un team, di impostare e rispettare un budget e di investire le mie energie per moltiplicare il valore aggiunto di un’istituzione sostenuta dai cittadini con le loro imposte, rendendola fruibile a tutti e al passo con i tempi, rispettando le volontà degli artisti, che a fine Ottocento l’hanno donata alla Confederazione e dunque alla comunità tutta”.
Pubblicazione articolo: INFOpmi Alto Mendrisiotto – marzo 2023