interviste

la voce di un Ticino in continua crescita ed evoluzione

Roberto Borioli

Direttore del CSIA e Membro del comitato Swiss Design Schools

Roberto, che sfida rappresenta per lei essere direttore del CSIA?
“Provengo dal mondo della comunicazione, come studi universitari e come esperienza professionale nel mercato privato. Dirigere una scuola d’arte applicata con formazioni professionali di base, di specializzazione superiore e una scuola d’arte è un impegno molto stimolante. Un lavoro quotidiano congiunto, possibile solo grazie al lavoro di tutti colleghe e colleghi docenti, amministrativi e non da ultimo allieve e allievi. Le nostre formazioni sono alla base dell’industria creativa.”

Quanto e come è cambiato il modo di comunicare dei giovani con la sempre più avanzata tecnologia?
“I “giovani” non costituiscono un gruppo sociale omogeneo. Vediamo comportamenti diversi per classi di età, formazione, interessi, bisogni sociali, di sviluppo della personalità. Tenendo conto che la tecnologia è parte della vita quotidiana di tutti va detto che i nativi digitali non conoscono altra “normalità”. I bisogni sociali, relazionali, di condivisione, di comunicazione vengono mediati sempre più anche dalla rete. Molto si svolge online.”

Social. Strumento in più o “penalizzazione” per i più giovani?
“Social come semplice strumento. Da conoscere, da “sezionare”, da progettare in modo consapevole e strutturato. Come CSIA cerchiamo di formare i nostri studenti alla creatività cosciente, alla progettazione consapevole e individuale, con l’obiettivo di educarli a ragionare, anche nell’uso consapevole dei social media.”

Che mondo del lavoro si immagina tra dieci anni?
“La cura delle relazioni umane la vedo come un tema centrale, estremamente importante. Mi auguro un mondo migliore (etico, trasparente, consapevole), dove la cura delle relazioni sia la priorità e il valore aggiunto di una economia che abbia compreso questo valore.

Mi spiego meglio: le macchine non generano prodotti né li creano, né li comperano; l’interscambio economico ha senso solo se esiste un umano che pensa, decide, progetta un prodotto, organizzando la sua realizzazione, e un umano che acquista e usa questo stesso prodotto. Detto ciò penso che il mondo del lavoro sarà diverso, più complesso. L’evoluzione tecnologica che è già parte della realtà odierna, sarà data per scontata.”

Pubblicazione articolo: INFOpmi Alto Luganese e Valle del Vedeggio – novembre 2022